Album Reviews: House Of The Weirdos

  • Tornano i Mugshots di Mickey Evil, con un full-lenght dall'estetica horror rock ; ma non lasciatevi ingannare, non ci troviamo di fronte all'ennesimo clone italiano dei Misfits , bensì al cospetto di uno dei più interessanti progetti musicali dell'ultima generazione punk nostrana. “ House Of The Weirdos” è di fatto un mix inedito di wave (il basso dice tutto), tappeti di tastiera che sconfinano nel prog (ci sono ben due tastieristi nel gruppo!), sentori punk e melodia cupa ma trascinante. La voce, curatissima e veramente interessante (probabilmente il punto di forza del progetto), ricorda da vicino la produzione dark/deathrock degli anni ottanta, e mi intriga il fatto che ci sia ancora qualcuno disposto a sperimentare una propria strada senza dare luogo a ridicoli crossover . 
    Ognuna delle nove tracce, cantate rigorosamente in inglese, risulta di per sé accattivante, con tutti i suoi riferimenti cinematografici di serie Z, e forse è esattamente questa la strada da seguire per rivitalizzare un minimo il panorama di quello che perviene in questa sede. "Poliziasettanta" mi ricorda addirittura i Goblin , non so se mi spiego. 
    Un plauso alla perizia tecnica dei nostri - evidentissima e schiacciante - e altrettanto trofeo alla creatività. Va detto anche che l'evoluzione dei Mugshots , rispetto al disco precedente, è palese e spaventosa. Il tutto poi mi giunge in un periodo in cui mi inietto new wave italica a rotta di collo... meglio di così... 
    L'ovvia conclusione è che per una volta fareste bene ad abbandonare i vostri filoni ormai stereotipati e a buttarvi nell'inconsueto, e questo è il disco giusto. 
    Provatelo e non ve ne pentirete.
  • Mi era capitato di recensire già un loro demo e mi avevano colpito. Qui fanno uscire un intero album autoprodotto e mettono un sacco di carne in più al fuoco. Horror-punk alla Damned e new wave, con qualche trovata geniale che sconfina quasi nel prog (come "Poliziasettanta", con tanto di campionamenti da celebri film del periodo) e nel metal. Il tutto vale l'ascolto, perché è davvero particolare. "Pissed in Hell", "Amateur Pictures" e "Dr. Bloodmoney", i miei pezzi preferiti.
     
  • The Mugshots. Questa mattina intensamente soleggiata lascia spazio all'immaginario horror-punk, occhiate e passi rapidi in una notte piovosa a casa di Frank n' furter. Risatine malefiche e incipit da cattedrale gotica, le influenze dei Misfits come dei Damned si mescolano a ispirazioni darkwave ("Love on red yesterdays") e slow similromantici ("The mirror"), e tutto è teatralità ed estetica. La presentazione condiziona l'ascolto, parecchio. 
    Barocchi ed eccessivi in alcuni passaggi, rilassati e schivi in altri, questo lavoro alterna validi pezzi a costruzioni forzate, con tastiere irritanti e voce alla Igor (leggasi Aigor). Me li immagino in improbabili balletti col principe Carletto, zombi, uomini lupo e lune piene, padroni della notte in abiti ammiccanti. 
    I Mugshots, pur nei limiti del genere, realizzano un lavoro dignitoso, pieno e ben suonato, notturno e surreale, da ascoltare nel mezzo del temporale mentre le porte si aprono e si chiudono senza un perché. Sarà Igor.
     
  • Dopo la piacevole scoperta dei veneti From Outer Grave (o F.O.G. ) di qualche mesetto fa, eccomi arrivare da Brescia questo cd che ridona vita alla scena horror punk più schietta e diretta. I Mugshots non sono il classico gruppo che fa il verso ai Misfits ed, anzi, ben pochi sono i punti di contatto con la band di Danzig (perchè, esistono Misfits dopo l'uscita di Danzig?...). Il punto di riferimento principale mi sembrano i Damned , grazie anche ad una vena waveggiante che si avverte su tutte le tracce. Prendete ad esempio "Love on red yesterdays", così sfacciatamente eighties , o "Le patétique", plumbea ed evocativa come dovrebbero essere le canzoni del genere. Non c'è che dire, i nostri, pur con i dovuti limiti dovuti alle inesperienze, ci sanno fare. E se i complimenti li ricevono anche da Tv Smith degli Adverts o da JJ Burnel degli Stranglers un motivo ci sarà... teneteli d'occhio, buon Cd.
     
     
  • Nella speranza di trovare una produzione importante, i Mugshots si affidano ancora alla Lombroso Releases del loro cantante Mickey Evil per l'uscita del loro primo album, "House Of The Weirdos". Ma non è questo certo un lavoro autoprodotto come se ne vedono tanti in giro, spesso registrati malamente e magari priva di qualsiasi contorno oltre alla musica. "House Of The Weirdos" esce invece in una splendida confezione in cartoncino leggera – sigillata con cera sciolta - che sa tanto di vinile, ed è registrato magistralmente (merito del Living Rhum Studio di Giovanni Bottoglia de L'invasione Degli Omini Verdi). 
    Ispirato dalla sua passione per la criminologia ed il macabro, il cantante Mickey Evil scrive canzoni che parlano di uccisioni, mostri e serial killer, anche se quest'ultimo tema – ricorrente nel precedente lavoro "Doctor Is Out "- è meno presente che in passato. Proprio rispetto a "Doctor Is Out" il gruppo sembra essersi ora svezzato definitivamente, componendo musica più personale e curata, che non sembra più una semplice imitazione di quella dei Misfits; e anche la voce di Mickey Evil non è più una mera copia di quella di Danzig, sebbene continui spesso a riprenderne l'impostazione (ma in tale genere è quasi d'obbligo). 
    Grande ruolo nella personalizzazione e nell'aumento di complessità della musica dei Mugshots l'ha sicuramente avuta l'introduzione nella formazione di un tastierista fisso, Erik Stayn, che ha consentito al gruppo di avere al proprio interno una mente completamente dedicata a tale strumento, importantissimo nella musica prodotta dal quintetto bresciano. Le tastiere, con il loro suono sinistro, sono infatti insieme alla voce di Mickey Evil la vera colonna portante della musica dei Mugshots, conferendole quei toni da brivido lungo la schiena, da casa spiritata, mentre nel contempo la sezione ritmica ne costruisce le trame cupe ed oscure. 
    I Mugshots riescono così ad includere in "House Of The Weirdos" canzoni che sono vere e proprie perle del genere, come "The Mirror", che alterna tristi e distese melodie a momenti metal alla Moonspell con tanto di doppio pedale, e "Dr. Blood Money", incalzante ed energica come poche, dotata di un ritornello killer (è proprio il caso di dirlo) ed impreziosita da ottimi arrangiamenti di tastiera nel ponte. Dall'altra parte, ci sono magari un paio di situazioni un po' insignificanti, con qualche momento strumentale dilungato eccessivamente, che comunque ha il pregio di incrementare quel senso di inquietudine che l'ascoltatore si porta dietro per tutti gli oltre 31 minuti di durata dell'album. 
    Data la carenza in Italia di etichette specializzate in musica horror, i Mugshots saranno probabilmente costretti ad emigrare per trovare una produzione, ma una cosa è certa: qui o all'estero, prima o poi, qualcuno che si accorga di loro ci sarà. Ci deve essere.
  • The Mugshots : l'immaginario dark/horror si arricchisce e mai, come questa volta, vi sembrerà così piacevole. Prego riferire subito alla famiglia Addams … diverranno i loro primi fan! 
    Chi siano e da dove provengano lo lascio alla vostra immaginazione: nelle stanze gira voce che abbiano radici italiane; della loro storia sappiamo solo quanto hanno lasciato scritto nelle poche righe allegate al cd: correva l'anno 2001 quando già si parlava di un loro fantomatico mini-cd di debutto (“Doctor is out ”); cosa cantino è ancor più misterioso: una casa per tipi bizzarri come luogo per storie di criminali, serial killer e foto segnaletiche! 
    Ma una cosa è data per certa: la loro musica wave-horror-punk . Sarà l'abbondante uso di tastiere o il cantato così suggestivo ma riescono a rendere il punk così anni Ottanta. Li aspettiamo dal vivo.
  • I Mugshots sono una giovane horror-punk band che assetata di sangue si affaccia sulla scena punk con un debut-album ("House Of The Weirdos") molto convincente in cui il gruppo sfruttando i classici clichet del genere non vi si appiattisce ma li rielabora in modo, se non proprio personale, quanto meno originale.
    L'album parte con un intro strumentale ("Prelude to an infernal descent") che più Misfits di cosi non si potrebbe. Se vi aspettate la classica copia dei Misfits beh vi sbagliate. Per quanto possiate trovare in blocco tutto l'immaginario horror-punk, condito forse da un'attitudine più sanguinolenta che di B-Movie anni '80, i Mugshots come referenti musicali hanno altre band, soprattutto di matrice Uk (Damned su tutti). 
    Il loro sound è a cavallo tra Devo, "Profondo Rosso", Damned e perché no, anche Carletto il principe dei mostri (cartoon fondamentale per quelli della mia generazione). Tastiere onnipresenti a creare quell'atmosfera di pathos, tensione tipica della scuola di Dario Argento e voce penetrante e ipnotica che scivola sulle note come un sanguinante pugnale: insomma 30 minuti di eccentrica inquietudine. 
    Atmosfere dark, in cui riecheggiano i primi Cure, si fondono alla migliore scuola inglese punk per un totale di 9 tracce che popoleranno la vostra mente in cui sangue, demoni e cimiteri diventeranno semplice ma inquietante realtà. 
    Sebbene l'Horror punk non sia il mio genere (o sottogenere) preferito trovo che in quest'album vi siano ottimi presupposti per una giovane band che senza dover vendere l'anima al diavolo potrà giocarsi le sue carte per un buon loculo nella scena punk.
  • Un tipico inizio orrorifico, condito da organi e risatine malefiche, ci introduce nel torvo mondo dei Mugshots. A primo impatto, osservando l' artwork ed essendo in vena di superficialità, verrebbe da pensare di trovarsi al cospetto di una simil-black-metal band ; inaspettatamente, invece, la loro musica risulta una sorta di incrocio tra i Misfits meno heavy e i Ramones più " dark " (quelli di Pet Semetary per intenderci). Punk orecchiabile arricchito con atmosfere pseudo-gotiche quindi, il tutto senza pretese d'originalità alcuna. 
    Dopo il già citato intro , la band propone una manciata di song da non trascurare, con le buone 'Pissed In Hell' e 'Love On Red Yesterday', sicuramente tra le più riuscite del lotto. C'è anche lo spazio per una ballad dal solito retrogusto spettrale, la discreta 'The Mirror', per poi passare ad un'ulteriore accoppiata pressoché alla pari della prima con 'Dr. Bloodmoney' e 'Le Patètique'. 
    Non c'è che dire, 'House Of The Weirdos' scorre alquanto piacevolmente ma, se siete alla ricerca di musica innovativa e originale, la band in questione non fa di certo al caso vostro. 
    Ma, in fin dei conti, le loro atmosfere lugubri trapiantate in territori musicali prettamente easy , condite da onnipresenti tastiere da vecchio film dell'orrore, non sono affatto da disdegnare. 
    Semplice, diretto, tetro... per farla breve, The Mugshots .
  • Questo disco è uno stupendo esempio di come anche in Italia possano realizzarsi alternative musicali degne di nota, capaci di spiccare dal calderone di cloni fritti e rifritti. I Mugshot s, bresciani, sparano un full-lenght dai toni " punkwave " dove chitarre, tastiere e voci impeccabili danno vita ad un piccolo capolavoro. Lo ascolti e lo riascolti senza problemi, e ti rendi conto che questo è un gran bel lavoro, complimenti quindi alla Crypt Of Blood Records , etichetta americana specializzata nell'horror punk che ha deciso di metterli in catalogo (per la produzione invece i Mugshots si sono affidati al caro vecchio diy). Riferimenti cupi, come suggerisce un artwork "draculesco", ma anche tanto ritmo e niente che abbia a che vedere con black\brutal metal o cose del genere, come un comune mortale potrebbe immaginare quando si ritrova in mano il cd. Insomma, un progetto musicale tutto da ascoltare, e da apprezzare nelle sue numerose sfumature. I testi rispecchiano quanto detto in precedenza, sono cupi e misteriosi, sintomo di una band che rinuncia all'immediatezza di molte " punk" band italiane ma che lancia un messaggio profondo e più intimamente sofferto. Tra i miei pezzi preferiti: “Pissed in hell” ; “Amateur pictures (An ode to Jeffrey)” e “Dr. Bloodmoney”. Un solo consiglio: informatevi su questa band e cercate di recuperare questo disco, se cercate qualcosa che non sia ne troppo dark , ne troppo gothic , ne troppo punkrock avete forse trovato la soluzione.

  • "House Of The Weirdos" (CD, Lombroso Releases , 2005) dei Mugshots , registrato in “28 stressanti ore” nel Settembre 2005, si apre con un'inquietante introduzione ben suonata che termina con un'orgia disumana di urla demoniache. L'inquietudine fa da regina in uno scenario misterioso e sinistro dove, con ritmi che variano dal punk , al  rock ed al metal , si narrano esperienze infernali al limite dell'aldilà. Fondamentale è stato l'influsso Misfits per la formazione, sia musicale, che estetica di questo gruppo.
     
    La qualità tecnica non manca sicuramente: le voci sono calde e ben gestite e sembrano volare dolcemente sulle basi piccanti e oscure che offrono gli strumenti (è l'idea che emerge da “Le Patètique”).
     
    “The Mirror ” è una buona canzone che ricorda moltissimo lo stile Iron Maiden. Alcuni pezzi sono suonati con un rock melodico che fa trapelare una singolare allegria (come il finale di “ Le Patètique ”, tra l'altro molto bello ed incalzante).
     
    Gli effetti sonori (molti derivanti dall'uso della tastiera) e vocali sono stati utilizzati con cura ed attenzione e non cadono assolutamente nel banale o nell'eccessivo.
     
    E' presente come una specie di intervallo una simpatica cover tratta dal film “La banda del gobbo ” (1977) di Umberto Lenzi Molto belle soprattutto “Pissed in Hell ” e “Dr. Bloodmoney ” (quest'ultima forse un po' troppo ripetitiva nel ritornello..) oltre che “Le Patètique ” .
     
    Il “viaggio” termina con un' outro maligna che incarna i tratti del loro “Elitarian Undead Rock”. Un ottimo album per gli appassionati del genere o per chi è alla ricerca non del solito e ridondante metal , ma di qualcosa di meno virtuoso ed epico. Complimenti per il risultato!
     
  •  Paura e maledizione di essere diversi da tutti gli altri, modificazioni di una volontà di stupire l'inconscio scellerato del pubblico, di quel pubblico estasiato davanti alle loro evidenze non del tutto normali, unicamente volonterosi, con quella grinta fatta di lusinghiera movimentazione che ricorda solo in parte il vecchio movimento dark nostrano, quel movimento che regalava odio e amore, perplessità e rabbia, suoni di valore esterrefatto, evanescenze di un possedimento culturale largamente inoltrato verso l' horror di personale determinazione sotto culturale, punk declassato che gioca le proprie carte sulla bellezza istintiva della semplicità poco semplificata, atta a destabilizzare un concetto di qualità prettamente inebriante e sporco di invidia, non capito perché forse non amato, ma pur sempre esistente.
  • I Mugshots sono degli autentici geni, oltre che dei pazzi spaventosi! 
    Il loro primo full lenght , intitolato “House Of The Weirdos” ,è un vero capolavoro di horror punk (definizione particolarmente cara al gruppo bresciano) che strizza l'occhio alla prima new wave e al garage dei primi anni '60 e al puro rock 'n' roll . 
    Dopo una intro dai caratteri psichedelici l'ascoltatore è totalmente assorbito da melodie stuzzicanti, originali, decisamente diverse da quelle che vengono proposte oggi in Italia. 
    Dark ma con ironia, simpatici e preparati, non possono che colpire dritto al cuore un pubblico stanco delle solite cose che circolano in giro e amante della musica fatta bene, studiata nei minimi particolari. 
    Intensa e profonda è la voce principale della band che trova una degna consacrazione nel suo unirsi con le sonorità prodotte dall'uso della tastiera. 
    Assolutamente fuori dal comune è la grafica del book del cd, così come i testi dei loro pezzi che raccontano di uccisioni piuttosto violente, del resto come potrebbe essere altrimenti visto che il cantante è un appassionato di criminologia.
     
    “House Of The Weirdos” è un cd da ascoltare e da amare. 
    Un consiglio? Non perdetevi il gruppo dal vivo...