Sicuramente il miglior disco dei Mugshots che ricordi di aver mai recensito (e li ho recensiti tutti!). Il progetto di Mickey Evil è assolutamente in evoluzione, sia musicalmente parlando che per quanto riguarda l'ordito melodico delle linee cantate, ormai veramente killer. I pezzi si incastrano nei lobi temporali con inquietante semplicità (provate “Children of the night”, tanto per fare un esempio), e tutto ciò senza che il loro genere di proposta abbia subito nel tempo la benché minima sterzata. Punk apocalittico, fortemente memore dei Misfits (quelli veri, non la cover band che gira adesso) e contaminatissimo di influenze new wave raffinate e gestite con pericolosa sapienza.
10 brandelli 10, con degli inusuali ma azzeccatissimi tappeti di tastiera. Bellissimi, in questo senso, gli arrangiamenti di “Last words”, il mio pezzo preferito. Veramente grandioso, sono addirittura sbalordito: in questa sola canzone coesistono influenze retrò anni '60, '70, '80 e '90. The Doors meet horror punk meet Faith No More? Qualcosa del genere, giuro.
Se fossi in voi mi procurerei immediatamente Weird theater , anche perché ha il pregio di essere un disco complesso ma magicamente fruibile anche per il popolaccio vile e boja. E ancora: non commettete l'errore di sottovalutare Mickey Evil; probabilmente è uno dei cinque o sei esponenti dell'attuale circuito punk italiano a trovarsi già avanti anni luce rispetto a quello che succede mediamente sui palchi e nelle sale di incisione della penisola. Oggi glielo riconosciamo in pochi, ma attenti, perché - come disse padre Cristoforo - verrà un giorno…